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“Non so di cosa parlare con lo psicologo”: analisi di un problema comune

“Non so di cosa parlare con lo psicologo”.

Questo è un pensiero abbastanza comune che capita di avere spesso quando si richiede l’aiuto specialistico di uno psicologo.

È un problema più comune di quello che si crede, soprattutto durante le prime fasi del percorso di aiuto psicologico.

Perché le persone si rivolgono ad uno psicologo di loro spontanea volontà ma poi pensano: “Non so di cosa parlare con lo psicologo”?

Questo fenomeno può accadere per motivazioni differenti, tra cui:

1) È la prima volta che ci si rivolge ad uno psicologo.

Si tratta di una nuova esperienza, per cui è necessario ambientarsi al setting ed alla persona che si ha davanti.

Non si è ancora a conoscenza dei “diritti e doveri” del paziente e dello psicologo, ovvero di cosa ci si aspetta da entrambi per fare in modo che il percorso di aiuto arrivi all’obiettivo prefissato.

Questo aspetto ci porta al secondo punto, che è …

2) La relazione tra paziente e psicologo non è ancora salda.

Se ti capita di pensare “non so di cosa parlare con lo psicologo”, può darsi che dipenda dal fatto che la relazione tra te e lui/lei deve ancora costruirsi e stabilizzarsi.

Uno dei prerequisiti per la riuscita di un qualsivoglia intervento psicologico è l’Alleanza tra psicologo e paziente.

È importante che la relazione tra loro due sia fondata sulla fiducia, sul rispetto e sul non-giudizio.

Deve essere caratterizzata da sentimenti positivi di accoglienza e di cura.

Inoltre deve esserci un chiaro accordo rispetto a quali sono gli obiettivi da raggiungere, in modo che entrambi ce li abbiano chiari e sappiano quale sia la meta, e quali sono le regole che dovranno rispettare per “convivere” nella stanza di terapia.

Quando non ci sono questi presupposti può essere difficile fidarsi dell’altro e condividere il proprio vissuto interno, per cui si arriva a dire che “non so di cosa parlare con lo psicologo”.

3) Non si è abituati a stare a contatto con il proprio mondo interno ed i propri sentimenti e pensieri.

Anche questo è un aspetto molto comune, soprattutto in coloro che non hanno mai intrapreso un percorso di aiuto psicologico.

Difficilmente siamo abituati a stare in contatto con noi stessi.

Abbiamo difficoltà a fermarci ed a portare l’attenzione verso l’interno: se lo facessimo, ci renderemmo conto più facilmente di cosa stiamo pensando e di cosa stiamo sentendo in quel determinato momento.

In realtà questo è un esercizio di consapevolezza tanto potente quanto semplice: fermarsi ed ascoltare ciò che affiora alla consapevolezza interna.

È alla base degli approcci psicoterapeutici che utilizzano il concetto di Mindfulness, di cui si sente parlare molto al giorno d’oggi.

Se percepite come difficile il fatto di stare a contatto con le vostre emozioni ed i vostri pensieri, non disperate: si tratta di un’abilità che è possibile allenare, proprio come se si trattasse di fare esercizio fisico.

4) La difficoltà del non sapere di cosa parlare è connessa a problematiche sottostanti

È ciò che afferma Lorna Benjamin nel suo testo “Terapia Ricostruttiva Interpersonale”.

A volte questa difficoltà non è connessa solamente ad una mancanza di abitudine nello stare a contatto o alla relazione, ma a problematiche sottostanti (che potrebbero essere connesse proprio al motivo per cui vi siete rivolti ad uno psicologo).

In questo caso sta allo psicologo aiutarvi a mettere fuoco la difficoltà sottostante ed a “portarla alla luce”, per poterla affrontare insieme.

“Non so di cosa parlare con lo psicologo”: la soluzione al problema

È importante sottolineare che non esiste una soluzione univoca al problema.

Perché non esiste?

Perché la consulenza psicologica, così come la psicoterapia, si basano sull’assunto che il processo di aiuto psicologico è una co-costruzione che avviene tra paziente e psicologo.

Lo psicologo non può imporvi il cambiamento, se voi resistete o non lo volete.

Non è dotato di una bacchetta magica che può far scomparire tutti i vostri problemi con un “puf!”, come se fosse uno stregone.

(Sembra una cosa ovvia, ma questa fantasia è più comune di quello che pensiate!)

Ciò significa che paziente e psicologo raggiungono il loro obiettivo assieme, costruendo di volta in volta il processo terapeutico.

Questa informazione implica che ogni difficoltà che si creerà all’interno del setting sarà più o meno caso-specifica, per cui ecco la difficoltà a definire una soluzione univoca al problema del curioso pensiero del “non so di cosa parlare con lo psicologo”.

Alla luce di quanto detto sino ad ora, ci sono dei consigli da poter dare, fermo restando che si tratta di un problema che va affrontato assieme?

1) Concedersi qualche minuto per stare a contatto, soprattutto all’inizio del colloquio

Come dicevo all’inizio, può essere difficile per coloro che non sono abituati a farlo, ma è un’abilità che si potenzia col tempo.

Ricordiamoci sempre che le emozioni sono nostre alleate.

Esse sono “pacchetti di informazioni” importantissimi che ci possono dire molto rispetto ai nostri bisogni ed a ciò che vogliamo dalla vita.

A volte è difficoltoso stare a contatto perché potremmo sentirci tristi, arrabbiati o spaventati, e non sappiamo come gestire queste emozioni.

La buona notizia è che ci troviamo in un setting protetto come quello dello studio dello psicologo, ed abbiamo davanti una persona che è:

  • Interessata ad aiutarci e che ha a cuore il nostro benessere;
  • Ha svolto una formazione intensiva indirizzata proprio ad affrontare questo genere di difficoltà.

È proprio in questi casi che lo studio dello psicologo diventa il posto più adatto per imparare a stare a contatto ed a gestire le proprie emozioni.

2) Esprimere la propria difficoltà allo psicologo in modo diretto

Se entrate nello studio e pensate subito “Mannaggia, oggi non so di cosa parlare con lo psicologo”, allora può essere una buona occasione per parlare apertamente di questa vostra difficoltà.

Essere aperti e sinceri rispetto alle proprie difficoltà, anche se vi giudicate stupidi o fuori luogo, è uno dei modi migliori per superarle.

Anzi, molte volte capita che verbalizzando ad alta voce le proprie difficoltà ci si renda conto che sono meno insidiose di quello che sembravano quando le davamo energia tramite le nostre fantasie.

3) Fidarsi degli interventi dello psicologo

La fiducia all’interno della relazione è qualcosa che si costruisce nel tempo, ma inizia sempre con il fare un primo passo verso l’altro.

Fidatevi degli interventi iniziali dello psicologo, che spesso hanno l’obiettivo di iniziare la seduta col piede giusto.

A volte si tratta di un breve sommario della seduta precedente, altre volte si tratta di domande esplorative.

In qualsiasi caso ricordiamoci che non è un interrogatorio, e che noi non siamo dei prigionieri di guerra.

L’aver richiesto l’aiuto di un professionista è qualcosa che abbiamo voluto noi stessi, a volte fortemente, che abbiamo pagato e che la persona che abbiamo davanti è lì proprio per ascoltarci ed aiutarci.

Grazie per la lettura.

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Alla prossima settimana!

Dottor Antonello Mattia – Psicologo Castelli Romani

Pubblicato da Antonello Mattia

Mi chiamo Antonello Mattia, sono uno psicologo e scrivo articoli riguardanti il mondo della psicologia e della psicoterapia, parlando di concetti complessi in modo fruibile e divertente.

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