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Ansia, paura, panico: sappiamo davvero che cosa sono?

In questo articolo la dottoressa Carmen Di Rosa analizza le differenze tra ansia, paura e panico.

“Ho l’ansia”.

“Che paura!”.

“È andato nel panico”.

Quante volte ci capita di dire o ascoltare queste frasi?

Siamo sicuri di conoscere bene questi stati emotivi e le differenze tra loro?

Che cos’è l’ansia?

L’ansia è uno stato caratterizzato da una sensazione di apprensione e di preoccupazione, accompagnata da tensione corporea a livello muscolare e da aumentata vigilanza per qualcosa di spiacevole che potrebbe accadere.

Infatti possiamo considerarla un’emozione preventiva in quanto rivolta verso il futuro, una reazione ad una minaccia ancora non presente, indefinita e non ben riconosciuta.

L’ansia è un’emozione tipicamente umana in quanto propria di un sistema cognitivo complesso in grado di autorappresentarsi, compiere ragionamenti ipotetici, rappresentarsi la minaccia ad uno scopo, prefigurarsi conseguenze a medio e lungo termine, rappresentarsi eventi negativi ipotetici e distanti.

Cos’è la paura?

La reazione di paura che condividiamo con il mondo animale, invece, è più immediata e non implica necessariamente una valutazione dello stimolo a livello della corteccia cerebrale: la paura fa sì che l’organismo si prepari il più rapidamente possibile di fronte al pericolo.

Strano a dirsi, ha aiutato non poco noi esseri umani a sopravvivere ed evolverci.

L’ansia, come tutte le emozioni, può essere analizzata secondo un modello multidimensionale i cui elementi sono:

  • gli stimoli scatenanti che innescano la reazione (condizioni, situazioni, valutazioni a cui segue una risposta ansiosa);
  • la qualità dell’esperienza soggettiva, diversa per ogni persona: il vissuto di timore e apprensione non è uguale per tutti;
  • la risposta psicofisiologica (legata all’attivazione del sistema nervoso autonomo in seguito al rilascio dell’adrenalina) e comportamentale (la reazione di “attacco o fuga”).

È proprio la reazione di “attacco o fuga” ad essere il filo conduttore tra paura e ansia.

Essa rientra nell’ambito dei comportamenti istintivi difensivi già descritti da John Bowlby nella sua teoria dell’attaccamento.

Congeliamo virtualmente quello che succede in qualche decimo di secondo ed analizziamolo: cosa ci accade quando siamo in ansia o impauriti?

Aumenta la frequenza del respiro e di conseguenza aumenta la quantità di ossigeno disponibile per i muscoli, in particolare per i muscoli degli arti inferiori (altrimenti, che fuga sarebbe?).

Aumentano anche il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna e la sudorazione, così che l’organismo contrasti il surriscaldamento dovuto all’attività fisica.

Per quanto riguarda la mente, essa è totalmente concentrata sul pensiero dominante del pericolo in atto: tutto il resto passa automaticamente in secondo piano.

Quali sono questi pericoli in atto?

Alcune situazioni hanno un’alta probabilità di causare ansia in misura maggiore o minore a seconda dei soggetti: tra esse ricordiamo il timore di possibili sanzioni o punizioni, i bisogni emozionali delusi o frustrati, la solitudine, la possibile perdita di persone che amiamo, la mancata affermazione personale, una minaccia al proprio status economico o sociale.

Riassumendo, in generale è in grado di causare ansia tutto ciò che è sconosciuto, imprevedibile ed incontrollabile.

È importante però sottolineare che un moderato grado di ansia può essere molto utile non solo in presenza di un pericolo ma anche in alcune attività che richiedono un certo livello di impegno, concentrazione ed attenzione, perché quando si deve affrontare un compito importante una modesta attivazione adrenergica ci aiuta a rimanere vigili e concentrati sull’obiettivo.

Possiamo dire dunque che non tutta l’ansia viene per nuocere, anzi, probabilmente è stata quella tensione leggera ma costante ad aiutarci in occasione di esami difficili o colloqui di lavoro impegnativi.

Che cos’è il panico?

Abbiamo finora analizzato le caratteristiche dell’ansia distinguendole da quelle della paura: adesso vediamo la relazione tra l’ansia ed il panico, perché vorrei sfatare il pensiero errato ma diffuso che l’ansia, quando eccessiva, si debba chiamare panico.

Il panico in realtà è uno stato emozionale sia quantitativamente che qualitativamente differente dall’ansia: è infatti la più pura, semplice ed intensa manifestazione dell’emozione della paura.

È uno stato emotivo basico ed automatico utile nella gestione di un evento minaccioso non più potenziale come nel caso dell’ansia, ma in atto.

È caratterizzato da un vissuto soggettivo di estrema paura, terrore o timore di morte imminente (ciò che spesso viene riportato da chi soffre di attacchi di panico), da un’intensa attivazione fisiologica e dalla tendenza comportamentale di fuga o di lotta.

In sintesi: quali sono le differenze tra ansia, paura e panico?

Può essere utile schematizzare le differenze tra loro, per coglierle al meglio:

PANICO

  • Reazione intensa
  • Il livello di attivazione si innalza improvvisamente
  • L’attivazione è episodica (più circoscritta) e termina quando il pericolo si allontana
  • La minaccia è definita
  • Vi è la percezione di un pericolo imminente.

ANSIA

  • Reazione meno intensa
  • Il disagio è più prolungato
  • L’esordio e il termine dell’attivazione emotiva sono meno netti
  • È presente la sensazione di tensione da aumentata vigilanza
  • La minaccia è indefinita
  • Vi è la percezione di minaccia ad uno scopo non immediata.

Al termine di questa breve introduzione al tema, la buona notizia è che è possibile modificare le reazioni ansiose attraverso l’apprendimento, ad esempio tramite l’esposizione ripetuta del soggetto agli stimoli temuti, pratica tipica dell’approccio psicoterapeutico cognitivo-comportamentale.

È importante affidarsi all’aiuto di professionisti che sappiano come intervenire e che aiutino le persone a sperimentare livelli normali di ansia che, come abbiamo visto, può essere una preziosa risorsa e non solo un mostro da combattere.

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione, DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Caselli, G. et al. (2016). La Terapia Cognitivo – Comportamentale dei Disturbi d’Ansia: una revisione degli studi di efficacia. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 22, 81-101.

Materiale didattico del corso di formazione online in “Esperto in tecniche per la gestione dell’ansia” della Dr.ssa Eugenia Ferrovecchio

Contatti della dott.ssa Carmen Di Rosa:

Via del Casale Giuliani, 11 – 00141 Roma

Email: psicarmendirosa@gmail.com

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Numero di telefono: 3663953276

Pubblicato da Antonello Mattia

Mi chiamo Antonello Mattia, sono uno psicologo e scrivo articoli riguardanti il mondo della psicologia e della psicoterapia, parlando di concetti complessi in modo fruibile e divertente.

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