In quali situazioni il passato torna nel presente? Perché accade e secondo quale processo? L’Analisi Transazionale ha spiegato questo fenomeno descrivendo il concetto di “elastico”.
Esiste un ponte temporale che collega assieme il presente ed il passato.
Questo collegamento non avviene attraverso un wormhole, come molti di noi hanno potuto vedere seguendo la serie Dark su Netflix (ottima serie, tra parentesi!).

Il passato torna nel presente solamente nella nostra mente, grazie ai processi psicologici della memoria.
Sotto un certo punto di vista, il passato non è mai davvero “passato”: grazie alla capacità della mente umana di immagazzinare informazioni e strutturare degli apprendimenti a partire dalle esperienze fatte in passato interagendo col mondo esterno, il passato diventa attuale molto più spesso di quello che crediamo.
Cerchiamo di analizzare questo processo in un modo che sia chiaro e semplice da comprendere.
Innanzitutto è importante porsi una domanda iniziale:
Cosa si intende con l’espressione “il passato torna nel presente”?
Con questa espressione faccio riferimento a tutte quelle situazioni, sempre più o meno simili, in cui mettiamo in atto dei comportamenti che percepiamo come disfunzionali, che non ci piacciono, eppure che riproponiamo quasi in modo automatico.
Ad una prima analisi non sembra che ci possa essere lo zampino di una qualche esperienza personale passata che sta influenzando il nostro modo di agire nel presente, tuttavia spesso è così.
È necessario un lavoro di analisi profondo, coadiuvato dalla presenza di uno psicoterapeuta, per prendere consapevolezza di come ciò che facciamo nel presente possa essere influenzato da una qualche esperienza passata.
In questi casi il passato torna nel presente, influenzandolo, spesso al di fuori della nostra consapevolezza.
Il campanello di allarme, per molte persone, è rendersi conto dell’esistenza di uno “scarto” tra ciò che fanno e ciò che desiderano fare.
In generale rendersi conto della disfunzionalità del proprio agire può rappresentare il primo passo in avanti per liberarsi dalle catene delle proprie esperienze passate e vivere il presente in modo vero ed autentico.

Perché il passato torna il presente?
Senza scomodare interi trattati di neuropsicologia sul funzionamento della memoria, possiamo affermare che le esperienze emotivamente significative per l’individuo rimangono immagazzinate nella memoria.
La mente umana registra l’esperienza, il vissuto connesso ad essa e quali modalità emotive/cognitive/comportamentali l’individuo ha utilizzato per gestirla e sopravvivere.
Questo processo avviene in modo automatico ed accade per almeno due ragioni:
- La nostra mente, così come l’organismo in sé, ha come obiettivo ultimo la preservazione di sé e la sopravvivenza;
- Nel suo funzionamento, la mente cerca di essere il più possibile efficace ed efficiente.
Ciò significa che tendiamo a ricordare le esperienze emotivamente significative (e come le abbiamo gestite) perché in questo modo le possiamo usare come “cornice” per inquadrare ed elaborare le esperienze future che avranno connotazioni più o meno simili a quella immagazzinata.
In questo modo la mente risparmia energie: ha una “base” che può sfruttare per elaborare quasi tutte le esperienze future che somigliano a quella presente in memoria, senza ogni volta dover analizzare la nuova esperienza “da capo”.
Faccio un esempio molto semplice per comprendere meglio ciò che sto dicendo.
Credo che tutti noi abbiamo un ricordo delle interrogazioni scolastiche.

Per diverse persone questo ricordo può assumere connotazioni davvero permeate dal disagio.
Palpitazioni, sudore, paura, pensieri connessi a catastrofi imminenti come un brutto voto, e così via.
La presenza nella memoria di un’esperienza di questo tipo può influenzare (attenzione: può! non è detto che accada sempre e per tutti, in modo automatico) come la persona percepirà esperienze simili a questa nel futuro … ad esempio gli esami all’università.
In questo caso ci ritroveremmo con uno studente o una studentessa universitaria che ha un’esperienza pessima dell’esame e della sua preparazione, ma che non è consapevole del motivo per cui se la vive così male.
La mente del nostro studente effettua un collegamento tra passato (interrogazione a scuola) e presente (esame all’università), andando a “ripescare” dalla memoria un’esperienza simile a quella presente per analizzare in che modo l’individuo l’ha già affrontata e come è sopravvissuto ad essa.
In questo modo la mente dello studente ha tra le mani un modo già conosciuto per affrontare la nuova situazione che ha davanti.
In realtà non gli importa più di tanto se questa modalità è connessa alla sperimentazione di una certa dose di disagio: l’importante è avere un modo per gestire la nuova situazione da affrontare (quindi sopravvivere) e che questa modalità sia coerente con la personalità dell’individuo stesso.
Di fatto, il passato torna nel presente.
Il concetto di Elastico secondo l’Analisi Transazionale
Secondo il linguaggio nell’Analisi Transazionale, l’Elastico non è altro che il processo psicologico che descrive questo collegamento tra passato e presente.

Proprio come un elastico fatto di plastica tenuto per i suoi capi da una mano e dall’altra, l’Elastico dell’Analisi Transazionale si “tende” a dismisura connettendo due esperienze distanti nel tempo e nello spazio.
Una volta stabilito il collegamento, che avviene in modo inconscio, la persona mette in atto dei comportamenti volti a gestire la situazione presente che hanno funzionato anche in passato.
Come detto in precedenza, il problema può nascere quando i comportamenti che l’individuo “ripesca” inconsciamente dal passato non sono più adatti per gestire i problemi del presente, ma sono l’unico modo che la persona conosce per affrontare quel tipo di situazione.
In questi casi è necessario innanzitutto prendere consapevolezza dell’Elastico e di come il passato torna nel presente, per poi strutturare un intervento assieme al proprio psicoterapeuta che abbia l’obiettivo di sviluppare nuovi modi di gestire quella determinata situazione problematica nel presente.